La leggenda di Scilla la nerazzurra

 

Leggende immortali, travolgenti, meravigliose, che hanno il profumo di una terra aspra, incantata, mai sufficientemente magnificata per la bellezza che promana come una vivida esplosione di colori.

Storie antiche, aggrappate sin dall’alba dei tempi ad una massiccia e pittoresca scogliera calabra, contornate dal nero della tragedia greca e dall’azzurro di quella splendida striscia di Tirreno.

Storia di una leggenda antica e immortale, che, come tutte le leggende che si rispettino, si intreccia inevitabilmente col nero e con l’azzurro.

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Scilla la nerazzurra (così se ne sarebbe parlato se il calcio avesse avuto più di duemila anni) era una ninfa bellissima, dai capelli neri e fluenti, dalle guance rosee e dallo sguardo dolce e ammaliante.  Il suo fascino irresistibile rapiva ogni cuore, la luce che emanava dal suo sorriso offuscava le numerose pretendenti dei vari lidi dell’Italia pallonara. Corteggiata e irraggiungibile, la divina creatura respingeva ogni suo pretendente, finché non venne a conoscenza di Massimo Glauco, figlio del dio bauscia Angelo. Il giovane, con intrepido ardimento,  cercò ogni via per far breccia nei sentimenti della meravigliosa Scilla. Dapprima, le promise e le consegnò tutti gli allori dell’italica penisola, poi, con l’aiuto di una Mousa ispiratrice, quelli d’Europa e del Mondo intero. C’è chi giura che Scilla si è concessa al valoroso Massimo in una splendida notte di fine maggio, allorquando i contorni del mito hanno inesorabilmente sconfinato nella realtà, inondandola di dorata e nerazzurra magia. Fatto sta che la ninfa, da quel momento, colma di gioia, rigonfia d’amore, magnetica come non mai, cominciò a risplendere di una luce intensissima e abbagliante. Sembrava l’inizio di un idillio senza fine, ma le cose, purtroppo, andarono diversamente. Massimo, forse appagato dall’infinita notte d’amore, forse stanco degli sforzi profusi per ottenerla, si rivolse, in cerca di una pozione che gli consegnasse incondizionatamente il cuore di Scilla, ad un famigerato mago francese. Quest’ultimo, preparando infidamente un intruglio di erbe malefiche e recitando un sortilegio, gli consegnò il Fair Play Finanziario.

Quando la povera Scilla nerazzurra venne a contatto con la pozione, nulla fu più come prima. Le sue leggiadre fattezze tramutarono nelle deformità di un essere orripilante, capace di divorare qualsivoglia allenatore o giocatore di calcio o pescatore gli si avvicinasse. Nel Mondo, in Europa ed in Italia, l’ammirazione per la soave bellezza della giovane ninfa venne sostituita dallo sgomento verso quel mostro che, tuttavia, ancora conservava i colori più belli del mondo. L’azzurro del cielo ed il nero della notte campeggiavano sbiaditi sui lembi delle sue vesti stracciate, nell’attesa che un antidoto, o un nuovo amore, riportassero tutto al loro posto.

Mi si perdoni questa piccola forzatura di un mito antichissimo, rivisitato in chiave nerazzurra. Probabilmente sono stato troppo duro nei toni, e me ne scuso principalmente con la mia amata Inter. Prometto che d’ora in poi sarò buono Amore Mio e che ti seguirò ovunque, anche in serie B… anzi, forse sarebbe meglio che lasciassimo quell’onta a chi cerca di smacchiare il nero della propria storia col bianco e col rosso.

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