La Sindrome di Mou

 

Sono passati quasi tre anni e Mou è ancora un argomento tabù. Pazzesco. Gli interisti sono capaci delle reazioni più sconsiderate nei suoi confronti. Dall’amore cieco, alimentato dalla struggente speranza di un suo ritorno, all’odio più profondo per quella fuga in macchina in quella indimenticabile notte. Per non parlare delle reazioni alle sue frasi da interista, etichettate come tentativi di tenere il piede in due scarpe con un doppio fine che, sinceramente, è di difficile comprensione. L’interista è più infastidito da una frase di Mou che si augura l’Inter in finale di EL, che da quella di un Mentana qualsiasi che dopo due anni si chiede ancora perché Eto’o non sia più in campo. Incomprensibile. Prima o poi qualcuno ci farà uno studio.

Che il mondo tenti ad ogni occasione utile di dimostrare che Josè sia in realtà un farsante e non un grandissimo allenatore è sintomo che non è ancora riuscito a venire a patti con la sua grandezza. Tutti lì a cercare il pelo nell’uovo, ma con tutto quello che ha vinto Mou è davvero difficile sostenere la tesi del buffone senza passare per visionari invidiosi. Eppure ci provano a sviare dall’argomento calcio. Senza capire che lui è il calcio moderno. E da quando fa questo mestiere nulla è più come prima. Per fare un esempio banale, nemmeno il Barca è più così buono e corretto.

La verità è che anche chi tra gli interisti afferma di odiarlo, lo ama ancora troppo. Si chiama sindrome dell’abbandono. Come se non salire su quella macchina avrebbe fatto una qualche differenza. L’addio era già stato scritto. Era nascosto nella natura del trionfo. Era inevitabile. Nessuno ha mai pensato che le sue lacrime fuori dal Bernabeu fossero sincere? Perché non è rimasto, allora, vi sento ribattere all’unisono. Semplicemente perché non sarebbe l’allenatore più forte del mondo, se non avesse vinto in campionati e coppe con squadre così diverse. Essere speciale non è così semplice.

La cosa paradossale è che molti credono che Josè millanti interismo per tenersi buono l’ambiente e tornare. A parte che dopo aver vinto quello che ha vinto potrebbe tornare esattamente quando vuole, perché mai avrebbe bisogno di farlo? Perché mai dovrebbe fare il filo interessato ad una squadra che non se lo può più permettere? Ama solo i soldi, direte. Giusto, gli altri allenatori si fanno pagare con la gratitudine invece? Guardiola non percepirà lo stipendio al Bayern? La verità è che se fossi un tifoso del Real non dormirei la notte per quelle frasi che riserva a noi dell’Inter. Ma da quale altro allenatore sentite dichiarare una fede calcistica contraria a quella che rappresenta? Dichiarazioni lanciate in occasioni istituzionali e pubbliche, non sul divano di casa sua. Se è un piano per ottenere qualcosa ammetto di non aver compreso quale sia l’obiettivo ultimo. Se sono frasi sincere e vi fanno ancora così male andate da un analista. La verità è che non avete mai smesso di amarlo. Ed è quella, in fondo, la cosa che non potete davvero accettare.

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