L’invito che non t’aspetti

 

L’insidiosa trasferta in terra di Transilvania, alla resa dei conti, si è rivelata un giocondo pretesto per staccare la spina dalle vicende di ordinaria follia neroazzurra.  Un’allegra scampagnata nel luna park dei vampiri in cui Guarin e soci però, al tiro a segno, hanno portato a casa un premio potenzialmente da incubo: l’invito a prendere un tè a casa di Gareth Frank Bale.

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‘Would you like some tea?’

 

In questi quindici giorni, il tifoso interista ne ha vissute di tutti i colori: dal derby riacciuffato per i capelli da Schelotto, ad i panni sporchi di Appiano sciacquati nei navigli, alla luce del sole;  dai guai odontoiatrici di Palacio, alla inaspettata ed eroica riscossa catanese. Oh sì, queste due settimane sono trascorse lente ma dense ed intense, per il tifoso interista. Tuttavia adesso occorre riordinare le idee, fare un bel respiro e preparare i bagagli, perchè inesorabile, sull’agenda, si avvicina l’impegno di Londra.

Ho preso tutto il necessario? Allora, l’indirizzo preciso è segnato: devo dirigermi esattamente in  Bill Nicholson Way, 748 High Road, nell’area di North London, nel quartiere di Tottenham. Bene, il primo problema è risolto. Ora però si pone un altro quesito: che abito indossare? Allora, l’invito è per un tè, ma l’orario non è esattamente quello del tè. In prima serata a Londra come ci si veste? Devo andare con l’abito buono, o mantenerlo per gli appuntamenti nei fatiscenti ed obsoleti palazzi della serie A? Il nervosismo, inevitabilmente, comincia a salire.  Mi siedo, per tranquillizzarmi do un’occhiata alla guida turistica.

Un poeta inglese del ‘700, tale Samuel Johnson, scriveva: “quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita”. Lasciarsi trasportare dalla frenetica vitalità che trasuda da ogni via o piazza della metropoli inglese, risulta essere, infatti,  fin troppo naturale. Londra, storico trait d’union di culture di ogni angolo d’Europa e del globo, ha ispirato nel corso dei secoli artisti di ogni genere, con la sua aura di cupo  mistero e con i suoi innumerevoli volti, capaci di suscitare i sentimenti più disparati e contrastanti.  La capitale inglese è un organismo in continuo mutamento,  capace di rinnovare lo splendore degli aspetti e dei monumenti che l’hanno resa famosa in tutto il mondo. Il Palazzo di Westminister con la torre del Big Ben che si erge  sulle rive del Tamigi; Piccadilly Circus, il cuore di Londra per antonomasia, il centro di tutto; il Tower Bridge ed i parchi di Hyde Park, St. James Park, Regent Park che fanno di Londra la verde d’Europa; il villaggio di Greenwich ed il suo celeberrimo osservatorio.

Il tour sarebbe entusiasmante ed interminabile, ma non posso permettermi ulteriori distrazioni. La mia meta è Tottenham, l’anima ebraica di Londra, nonchè uno dei quartieri più poveri e più problematici.  L’invito parla di un certo White Hart Lane. E’ la dimora degli Spurs, inaugurato addirittura nel 1899, ma ammodernato con numerosi interventi successivi. Uno stadio a misura d’uomo e di football, con i suoi 36.230 posti a sedere. Complimenti sir Gareth, la sua casa è un gioiello! La Yid Army, l’armata dei supporters locali, è pronta a sostenere i suoi beniamini ininterrottamente fino all’ultimo istante di gioco. Bene Bene, si prospetta un incontro di gran gala per la mia Amata, contro un avversario da Champions League. E pensare che ci sono squadre che si giocano la qualificazione in Champions League contro avversari da Europa League (o quasi).

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Lo scorcio di uno stadio di proprietà costruito con acciaio a norma di legge.

 

Non si scomodi sir Gareth, un semplice tè andrà benissimo, non pretendo mica che mi faccia…la festa.

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