Remuntada Story

 

Di fronte a sconfitte pesanti e indiscutibili, l’unica cosa sensata che resta da fare è rimanere in silenzio, noi interisti lo sappiamo bene, sappiamo peraltro che è meglio mantenere sempre un profilo basso e magari parlare quando è più opportuno. E’ una regola di stile col valore aggiunto di preservarci da sontuose figuracce allorquando si apre bocca, magari in preda ad attacchi epatici acuti. Evidentemente il buon Carlo Pellegatti (volto noto della propaganda milanista nei canali della sacra famiglia berlusconiana) non conosce la suddetta regola, altrimenti da persona intelligente qual è, avrebbe taciuto e sofferto in silenzio. Invece, i quattro gol rifilati dal Barcellona al Milan bruciano tanto e ancora, forse perché loro erano davvero convinti di passare. Eppure, una sconfitta maturata in quel modo, attraverso una vera e propria mortificazione dell’avversario, che solo in sporadiche e rocambolesche occasioni poteva impensierire i catalani, non dovrebbe lasciar spazio ad alcuna recriminazione, ma solo a rassegnazione e impotenza. Inoltre, l’imbarazzante 76% di possesso palla del primo tempo a favore dei blaugrana, non dovrebbe lasciar spazio a chiacchiera alcuna, nemmeno tenendo presente l’illusorio risultato dell’andata, frutto della rara congiunzione astrale di un Barcellona sotto tono e di fortuite carambole cui il Milan ci ha abituato nel corso degli anni. Ma l’obbediente e fido Carlo P. ha perso una bella occasione per tacere, dando corpo invece, a una reazione stizzita quanto inesatta e superficiale, cosa che non stupisce, dato che, la superficialità e l’approssimazione, sono da sempre il veicolo della propaganda Mediaset, linfa vitale di milioni di gonzi a strisce rossonere e non solo.

 

FC Barcelona v AC Milan - UEFA Champions League Round of 16

 

Ma cosa ha detto Pellegatti? Quasi per beffa, proprio nel giorno di una storica rimonta interista, sul suo blog, pubblica un improvvido articolo titolando “Noi i più rimontati della storia? No, il primato è dell’Inter”. Tira in ballo addirittura la Storia, affermando che, definirli i più rimontati, è per l’appunto, antistorico e che questo primato spetta all’ “altra squadra di Milano”, con tanto di elenco di sconfitte interiste che riporto qui di seguito con le sue stesse parole: “Ricordiamo un 2  -0 a San Siro poi 0 – 3 a Madrid, poi sempre con il Real 3 – 1 in casa Inter, poi 1 – 5 al Bernabeu. Clamorosa l’eliminazione dal Bayern Monaco. Dopo il 2-0 in Germania, sconfitta 3 – 1 a Milano. Infine due eliminazioni ancora nella mente dei tifosi nerazzurri. Pareggio 1-1 a Lugano, e sconfitta casalinga per 1 – 0, infine 3 – 3 contro l’Alaves, in Spagna, e debacle 0 – 2 a San Siro”. Questo elenco getta il sospetto che a Mediaset, gli operatori dell’informazione (?) siano assunti in base a requisiti che poco hanno a che vedere con la professionalità. Infatti, il buon Carlo omette qualche piccolo dettaglio, e non certo per malafede. Infatti, dimentica di aggiungere un’altra clamorosa eliminazione interista, quella del famigerato 5 a 1 subìto in casa dall’Arsenal dopo aver all’andata, espugnato Highbury per 3 a 0, impresa mai riuscita prima ad una squadra italiana. Una simile e grave mancanza non credo fosse voluta. Anche perché dimentica di dire che la sconfitta per 5 a 1 a Madrid, maturata dopo i tempi supplementari, non è avvenuta in condizioni normali, ma in un clima surreale di intimidazione, che definire mafiosa non è esagerato, in cui, i madrileni che picchiavano impunemente con la compiacenza della terna arbitrale, hanno messo ko i due giocatori migliori dell’Inter, Rummenigge e Altobelli. L’altra partita col Real invece, divenne celebre, ahinoi, per l’episodio della bilia scagliata dagli spalti sulla testa di Beppe Bergomi, costretto ad uscire. Un’altra vittoria falsata da parte dei madrileni. Insomma, quella di Pellegatti è una mezza verità che equivale a una mezza bugia, e le bugie si sa, hanno le gambe come quelle di chi le dice. Se poi vogliamo essere pignoli, si dovrebbe dire che, è vero che l’Inter fu eliminata clamorosamente dal Bayern Monaco nel 1988, ma in seguito ha saputo cancellare quell’onta, con tanto di interessi, sconfiggendo i bavaresi nella finalissima di Madrid e nella Champions League 2010/11 battendoli in casa per 3 a 2 dopo la sconfitta interna per 1 a 0. Una remuntada che si aggiunge a tante altre, che vanno da quella ai danni del Liverpool nella semifinale della Coppa dei Campioni del 1965 (poi vinta) rimontando il 3 a 1 subito all’ Anfield con uno storico 3 a 0, al recentissimo 4 a 1 al Tottenham, passando per la straordinaria rimonta per 3 a 0 contro l’Aston Villa dopo aver perso a Birmingham per 2 a 0, nell’edizione 1990/91 della Coppa UEFA (poi vinta)… E potrei citarne altre. Quindi l’Inter, le rimonte le ha subite, ma le ha pure fatte, e di straordinarie! Ma non è questo il punto, non stiamo parlando di rimonte fatte, ma di rimonte subite, e allora vediamo quante ne ha subite il Milan e contiamole. Qui di seguito riporto una prima lista di remuntade milaniste che da sola basterebbe a smentire il solerte dipendente Mediaset:

1969-70 Milan – Feyenoord 1 – 0 e 0 – 2 (Ottavi di Coppa dei Campioni)

1973-74 Milan – Ajax 1 – 0 e 0 – 6 (Supercoppa europea)

1995-96 Milan – Bordeaux 2 – 0 e 0 – 3 (Quarti di Coppa Uefa)

2003-04 Milan – Deportivo 4 – 1 e 0 – 4 (Quarti di Champions League)

2004-05 Milan – Liverpool 3 – 3 (3 – 0 pt) (2 – 3 ai rigori) (Finale di Champions League)

2012-13 Milan – Barcellona 2 – 0 e 0 – 4 (Ottavi di Champions League).

Ben sei rimonte. Ma i numeri non dicono tutto, per esempio non dicono che nella goleada dell’Ajax, il Milan per i primi 45 minuti non superò la metà campo. Che dire poi della finale di Istanbul? Un primato tutto rossonero celebrato magnificamente dalle parole di Josè Mourinho: “Nella storia della Champions c’è un solo club e un solo allenatore che erano sul tre a zero e hanno perso la finale”, e dopo la recente remuntada del Barcellona, possono anche vantarsi di essere il primo club nella storia della Champions a farsi rimontare un 2 a 0. Non infierisco parlando della partita contro il Deportivo. Pertanto, il simpatico Pellegatti, per dovere di cronaca e amore di Storia, avrebbe dovuto dire tutta la verità ai suoi tifosi, ma così non è stato, forse perché era nervoso (come egli stesso ammette nel su citato articolo) o forse perché ricorda solo le gioie e non i dolori… Non lo sapremo mai, e francamente non ci interessa.

Ma non è tutto, ci sono altre piccole Istanbul nella storia milanista (Istanbul nel vocabolario del milanista è ormai sinonimo di tragica sconfitta in rimonta) che meritano di essere raccontate, se non altro per non fare un torto alla Storia, troppe volte impunemente maltrattata, con buona pace dello zelante giornalista tifoso. Ecco qualche perla, per la nostra gioia e per rinfrescare la memoria (corta) a Pellegatti.
Ottavi di finale di Coppa UEFA, stagione 85 – 86, Waregem – Milan 1 – 1 e 2 – 1 (nella gara di ritorno al Meazza, il rossoneri erano in vantaggio per 1 a 0). Era il Milan di Giussy Farina (il presidente latitante degno predecessore dell’attuale), erano gli anni del Milan del calcio scommesse, delle due retrocessioni in B, della Mitropa Cup, di Luther Blisset (il prototipo del bidone), una squadra piccola piccola, dove non c’erano le vittorie a mascherare le buffonate che tutt’ora imperversano nell’ovattato ambiente rossonero.

Coppa UEFA, stagione 2008 – 2009, Werder Brema – Milan 1 – 1 e 2 – 2 (nella partita di ritorno i tedeschi rimontano due gol). Nel 2008 il Milan si deve accontentare di fare figuracce in Coppa UEFA. Sono i sedicesimi di finale di una competizione che il Milan ha intenzione di stravincere. L’avversario è il Werder Brema. L’andata in Germania finisce 1 a 1, un risultato favorevole ma per il cattivo gioco espresso, Berlusconi definì la sua squadra raccapricciante, e lui, si sa, di cose raccapriccianti se ne intende. Nella partita di ritorno il Milan si fa rimontare il 2 a 0. Finisce 2 a 2, e Milan fuori mestamente dall’Europa… Raccapricciante, per loro!
Non propriamente remuntade, ma quasi, sono le seguenti.
Ultima giornata della fase a gironi della Champions League, stagione 1996 – 97, Milan – Rosemborg 1 – 2. Allena Arrigo sacchi che subentra all’esonerato Tabarez. Basterebbe un pareggio per qualificarsi. Dopo il vantaggio dei norvegesi siglato da Brattbakk, Dugarry pareggia alimentando vane illusioni, ma al settantesimo Heggem spegne definitivamente i sogni di gloria rossoneri. Milan fuori dalla Champions, con feroci proteste dei loro tifosi. Finirà il campionato all’undicesimo posto.

Galatasaray – Milan 3 a 2, fase a gironi della Champions League, edizione 1999 -2000. Il Milan è terzo e i turchi quarti. I rossoneri devono vincere e sperare nella sconfitta dell’Hertha Berlino per scavalcare i tedeschi e qualificarsi, mantenendo il secondo posto, si sarebbero potuti consolare proseguendo l’avventura europea in Coppa UEFA rimanendo terzi. L’Herta fa il suo e perde col Chelsea, il Milan è in vantaggio sul Galatasaray… Solita illusione, perché alla fine i turchi rimontano e sbattono il diavolo fuori dall’Europa. Da segnalare il gol del pareggio messo a segno dall’ex interista Hakan Sukur.

 

vergogna_europea

 

Caro Pellegatti, le dobbiamo proprio contare queste remuntade? Mi rendo conto che, forse replicare a un commento bilioso di Carletto non è il massimo, bastava una battuta ironica come quella magnifica del Collettivo Bauscia, tuttavia, a volte, è bene mettere in chiaro le differenze tra noi e loro, una volta il Vate di Setubal disse: “col vostro silenzio avete costruito calciopoli”, da allora, ognuno di noi ha il dovere di denunciare la cattiva informazione, la propaganda e il conseguente discredito degli avversari, che sono da oltre due decenni, la cifra tecnica delle reti berlusconiane in primis, dell’intero apparato mediatico in secundis e dei milioni di tifosi di fede anti interista che intercettano volentieri simili sentimenti. Si tratta di consumatori-elettori, ovvero un florido bacino d’utenza che rappresenta un ampio volume di affari per il sistema mediatico nazionale, nel quale, il colossale conflitto d’interessi ci precipita agli ultimi posti per libertà di stampa dietro Giamaica e Moldavia. Oltre due decenni di controllo diretto di Mediaset e indiretto di altre tv e carta stampata, su tutto il territorio nazionale non può che avere effetti collaterali gravi che non risparmiano nemmeno il mondo del calcio, anzi, è proprio nel calcio che si manifestano le più devastanti conseguenze. Non sono lontani i tempi in cui il Milan attraverso Galliani (a sua volta diretta emanazione di sua emittenza) aveva in mano tutto: FIGIC, Lega Calcio, la negoziazione dei diritti televisivi con Berlusconi capo del Governo che vara provvedimenti che spianano la strada al digitale terrestre, al cui tavolo si vedono seduti Mediaset con Galliani, e la Lega Calcio sempre con Galliani, uomo col dono divino dell’ubiquità. Una situazione paradossale che ha portato alla nascita di calciopoli: la J**e non poteva stare a guardare, e alla fine, come per ogni lotta tra cosche che si rispetti, il cui epilogo è la spartizione del territorio, si è arrivati alla spartizione degli scudetti. Una farsa di tal fatta non poteva sostenersi senza un vero e proprio ministero della propaganda a reti unificate, con tanto di servi sciocchi, il cui unico scopo era (è) quello di lobotomizzare le masse, tenendo ben nascosti, i falsi in bilancio (il Decreto “spalma debiti” varato da un Governo “amico”), gli acquisti in nero (emblematico il caso Lentini), favorendo l’ascesa del caudillo di Arcore. Quale miglior strumento se non quello del calcio per fabbricare un consenso trasversale e indiscusso? Nel frattempo, mentre il calcio italiano era in decomposizione, lo erano pure le menti deboli di milioni di tifosi; la bolla di calciopoli scoppiò in tutta la sua violenza e virulenza, cui fecero seguito pesanti sanzioni, ma non giuste, utili solo a salvare la faccia di un Paese in disfacimento, perché se fosse stato un Paese sano, la J**entus sarebbe stata radiata e il Milan sarebbe andato per la terza volta in serie B, e il suo presidente (Galliani) con tanto di condanna a cinque mesi, non avrebbe potuto continuare a dettar legge nel nostro calcio. Come se non bastasse, l’apparato mediatico che è stato il braccio armato di questa subdola dittatura, è ancora lì senza azzeramento alcuno. Tutti i sodali di Moggi sono ancora ai loro posti, ad affollare salotti tv e redazioni, a diffondere e infondere il pensiero biancorossonero, poi non ci si può lamentare che in giro ci sia gente che non conosca la differenza tra calcio totale e gioco a zona credendo che quest’ultimo l’abbia inventato Arrigo Sacchi, o peggio, gente che crede che Franco Baresi sia il giocatore italiano più forte di sempre e che avrebbe meritato il Pallone d’Oro, frasi che purtroppo si sentono anche da gente che non è tifosa rossonera, chiaro ed evidente segno di come il bombardamento mediatico abbia sortito gli effetti voluti, andando ben oltre le più rosee aspettative. Ma tutto questo dispiegamento di forze, funzionale a successi dopati (figurato e letterale) non può che impreziosire i nostri successi: un Triplete fatto con le nostre sole forze, anzi contro tutto e tutti, quella sì che è storia! La differenza tra noi e loro è netta, non solo nei numeri e nel modo in cui i successi sono maturati, ma nello stile, che nello sport conta più dei risultati. Ostentare titoli è da pezzenti… Ostentarne di falsi è ancora peggio, ma questo non ci meraviglia, dato che si tratta del club del parvenu per antonomasia, un guitto da crociera magicamente balzato nel mondo della politica passando per quello dell’Impresa con mezzi tutt’altro che trasparenti… Se sei davvero il club più titolato al mondo non hai bisogno di dirlo, capisco che il Milan è un prodotto da vendere (parole di Galliani), ma a tutto c’è un limite soprattutto al cattivo gusto, ma se proprio non potete fare a meno di attaccarvi una patch sulla maglia, allora attaccatevi quella con su scritta “il club con più rimonte nelle coppe europee”, non sarà il massimo in quanto a stile, ma certamente non si può dire che è un falso.
“Ogni maledetta domenica si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini“

(Tony D’Amato)

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