Rodrigol ricorda che Milano siamo Noi

 

L’Inter vince di misura il derby più brutto e tecnicamente scarso che si ricordi. Il numero 159 da quando la serie A è a girone unico (60 le vittorie nerazzurre contro le 49 dei meno fortunati cugini), il numero 211 in sfide ufficiali, conclusesi con 76 gioie interiste, 73 sconfitte e 62 pareggi.

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Una partita preparata e affrontata nella piena consapevolezza di quello che siamo diventati: una lussuosa provinciale, stracolma di gregari e con qualche individualità di rilievo. 57′ giocati con una linea mediana diplomaticamente definita “solida” dalla critica pallonara, ma che col pallone del 2013 ormai ha ben poco a che fare: ed infatti tra immobilismi e piedi maleducati, è impresa ardua superare il centrocampo o anche solo pensare di fare 3 passaggi di fila. Le rare sortite offensive sono merito di un commovente Guarin, che spessissimo si abbassa a dar manforte alla solida mediana in feroci ripiegamenti difensivi, di un frenetico Nagatomo, che avrà tirato in porta rientrando sul destro minimo 5 volte in tutta la partita senza mai essere pericoloso, e di uno sventurato Palacio, costretto ad inseguire contro tre difensori le ciofeche sparate dalle retrovie per allentare la pressione.

Baricentro basso, linee serrate e speranza di trovare il jolly in qualche contrattacco e soprattutto di non andare in svantaggio compromettendo tutto. Questo siamo diventati, ed è stato un peccato non aver affrontato la trasferta del San Paolo con la stessa predisposizione tattica e mentale.

La tattica impostata da Walter detto Mazzarri dà i suoi frutti. Si corrono pochissimi rischi contro i poveri cugini, se non fosse per qualche uscita sventurata di Samir, in una delle quali si è rischiato seriamente di mandare in rete quella pippa stratosferica di Poli, il cui gol nel derby avrebbe automaticamente annullato le prese per il culo derivanti dalla magia di Schelotto dell’anno scorso.

La partita è cambiata grazie ai cambi: Kovacic per Taider (57′), Kuzmanovic per Zanetti (68′) e Icardi per Cambiasso (82′). Panchinato il centrocampo solido la squadra ha iniziato a giocare a calcio e ad avvicinarsi sempre più pericolosamente alla porta di Abbiati.

All’86′ il tacco di Palacio a suggellare l’intesa tra Johnny e Guarin sulla corsia destra: cambio di gioco di Nagatomo per il brasiliano che con un filtrante smarca in area il colombiano che mette l’ennesimo assist per El Trenza. 1-0 e Buon Natale alla Milano che piange.

10  come i gol in campionato di Rodrigo Palacio. Il suo primo gol nel derby, il secondo al Milan dopo quello realizzato col Boca nel Mondiale per Club. Rodrigol tiene sulle spalle tutto il peso dell’attacco interista tenendo impegnata la difesa avversaria con i suoi tagli e movimenti continui. Peccato che spesso debba inseguire lanci indirizzati all’Ippodromo. La perla di tacco è la sua giusta ricompensa.

9  come gli uomini schierati alle spalle di Palacio: Campagnaro, Rolando, JJ, Jonathan, Taider, Cambiasso, Zanetti, Nagatomo, Guarin. 3 centrali di difesa, 3 terzini, un mediano, un centrocampista posizionale ed una mezzala a ‘supportare’ un attaccante. Mai più una roba del genere. Mai più.

8  come la somma algebrica del suo numero di maglia: 3+5 Rolando, alla zamorana maniera. Il nuovo ministro della difesa è lui: dopo un periodo di ambientamento sta acquistando sicurezza ed autorevolezza. Del resto è l’unico difensore arruolabile (ahinoi Samuel non credo lo sia più) ad avere un certo peso internazionale. Comanda, seppur con qualche sbavatura, una difesa che con Campagnaro, non ancora al top e Juan Jesus tatticamente purtroppo ancora discontinuo ha un buon potenziale.

7  come i polmoni del Guaro, onnipresente in tutte le fasi nerazzurre. Una fiera indomita pronta a dimostrare tutto l’amore che ha per i nostri colori. Non ha l’ultimo passaggio del trequartista, ma Walterone lo schiera lì consapevole del fatto che è  il miglior giocatore su cui possa contare. E Fredy firma l’ennesimo assist vincente.

la media voto del Cuchu Cambiasso. 5 in campo, 7 dietro alle telecamere. Perspicace e brillante nelle analisi del post partita, acuto nella risposta ad un polemico tweet di Monomario segnalatogli dagli studi di Sky. Si sta delineando per Esteban la prossima tappa della sua carriera calcistica.

4  Come la maglia che presto sarà ritirata, quella di una Leggenda chiamata Javier Zanetti. Peccato che coincida anche col voto nel suo 47esimo derby giocato, il primatista tra i nerazzurri, a +3 dallo Zio Bergomi. Purtroppo con l’incedere del tempo ci sono poche giustificazioni: in campo non gli riescono più le cose che anche solo 3 anni fa realizzava in scioltezza.

3  La svolta viene dalla panchina. Coi 3 cambi Mazzarri approfitta di un Milan visibilmente stanco, rimpiazza il centrocampo solido e la squadra inizia a giocare a calcio. Le accelerazioni ed i dribbling di Kovacic infiammano da subito il sonnecchiante pubblico di San Siro, Kuzmanovic gioca 20 minuti da applausi e Icardi con le sue sponde dà manforte al dimenticato Palacio.

Come ricorda il bel Fassone, 2 rigori nelle 44 partite del 2013 sono patetici, per di più se assegnati nella seconda parte della disgraziata stagione stramaccioniana, allorquando era ormai matematico il nono posto finale. Registrare zero (0) rigori nella stagione 2013/2014 è una statistica quantomeno inverosimile. Ieri sera ennesimo rigore solare non concesso. Palacio gambizzato dallo zappatore della difesa gonza: i 10 arbitri omertosi nulla videro e nulla seppero.

1  Il primo derby di Thohir, la sua prima vittoria da presidente nerazzurro, dopo la bella vittoria nel derby Primavera. Come faceva notare un mio caro amico, questa partita era importantissima per vedere se il simpatico Erick portasse sfiga oppure no.

W Rodrigo, W la Canalis, Forza Inter e Buon Natale!

 

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