La madre delle stagioni fallimentari porta sempre un solo cognome…

 

… quello dell’allenatore. Legge che è sempre valsa nell’era Moratti, e che perciò non potrebbe stupire oggi, nel caso di un addio a Stramaccioni, il giovane tecnico romano venuto dalla Primavera la cui favola all’inizio di questo campionato aveva affascinato anche giornalisti mai troppo teneri con l’Inter. Oggi la situazione è radicalmente cambiata, e sembra più di una voce dal sen fuggita l’esonero di Stramaccioni e la sua sostituzione in panchina con l’ex allenatore del Napoli Walter Mazzarri. Premetto subito che a chi scrive Mazzarri non è mai piaciuto: secondo me, a livello di rosa, fra il suo Napoli e la Juventus non c’è la distanza che ha decretato la classifica; è dunque colpa del tecnico livornese non esser riuscito a fare di meglio con il potenziale che aveva, e che all’Inter rischia di restare soltanto un miraggio. Gli Hamsik, i Cavani, gli Insigne, gli Armero, i Maggio e anche i Behrami (uno dei rubapalloni più efficienti della serie A), non nascondiamoci dietro un dito, l’Inter non li ha neppure in infermeria. I primi tre a dire il vero non li ha neppure la Juventus vincitrice del ventinovesimo scudetto. Ma il problema non è Mazzarri: ho sentito qualche interista parlare di progetto sfumato; ma io mi domando se dopo la fantastica stagione del Triplete ci sia mai stato un progetto. Da Benitez a Leonardo a Ranieri passando per Gasperini. Qual è l’idea di calcio condivisa dagli allenatori citati? Alla fine Stramaccioni, che doveva essere un traghettatore, la stagione scorsa si è guadagnato sul campo la riconferma da parte di Moratti: sembrava l’inizio di un progetto finalizzato allo svecchiamento della squadra. Com’è andata, lo sappiamo ormai tutti. Stramaccioni aveva puntato più di qualcosa sul recupero di Sneijder: ebbene, l’olandese, per motivi disciplinari e di bilancio, è stato venduto. Poco dopo è stato venduto anche Coutinho, ventenne trequartista brasiliano per il quale solo due anni fa Branca aveva rinunciato a Hernanes della Lazio, e di colpo Stramaccioni si è ritrovato col ruolo scoperto (Alvarez non ha quella collocazione tattica, e neppure Cassano, ove mai si riuscisse a recuperarlo appieno). Si aggiungano la non sostituzione di Maicon con Jonathan (poca cosa il brasiliano), l’eterno buco sulla fascia sinistra dopo l’infortunio di Nagatomo (poca cosa Pereira); si aggiunga che Stramaccioni aveva chiesto a gran voce un vice-Milito prima dell’infortunio dell’argentino e dal mercato era arrivato soltanto Tommaso Rocchi, ormai pensionato dalla Lazio; si aggiunga che dopo l’infortunio di Milito rischiava di arrivare il nostro Anelka, John Carew, ex giocatore ormai più a suo agio nei film d’azione che su un campo di calcio. Infine si aggiunga lo sciagurato scambio Livaja-Schelotto (laterale argentino senza qualità arrivato al posto di un attaccante che all’Inter, dopo l’infortunio di Palacio e con Cassano indisponibile, sarebbe indubbiamente servito) e uno stillicidio di infortuni da addebitare al 50% allo staff atletico e al 50% a quello medico, e abbiamo completo il quadro di una stagione che ormai, lo sappiamo, anche nella remota ipotesi di una riconferma di Stramaccioni, porterà in eredità l’ennesima rifondazione, a pochissimi anni dalla vittoria della Champion’s League. Altro che progetto: Stramaccioni è stato costretto a volte dalle circostanze, e alla fine dalla perdita del controllo sulla squadra, a cambiare modulo quasi ad ogni uscita dell’Inter. Difesa prima a quatttro, poi a tre, poi di nuovo a quattro, infine ancora a tre. Regista sì, regista no, regista sì. Con trequartista, senza trequartista, con finto trequartista. Con due attaccanti, con uno e mezzo, con uno e basta, senza attaccanti. Alla fine la facilità impressionante con cui l’Inter prendeva gol ricordava con amara ironia quello che Stramaccioni all’inizio della stagione si vantava di aver cambiato rispetto al recente passato (“Era diventato troppo facile per gli avversari salire e far male all’Inter”). Non basterà Mazzarri, o chi per lui. Ma non basterà neppure tenere Stramaccioni, se non lo si metterà in condizioni di lavorare più in sintonia con la società rispetto a questa sciagurata stagione, la peggiore dell’era Moratti.

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