La sestina infernale

 

Trascorsi pochi giorni dal solito convenzionale,asettico comunicato ufficiale con il quale il F.C. Internazionale annunciava Walter Mazzarri, quale nuovo allenatore per la prossima stagione, ringraziando Andrea Stramaccioni “per il grande impegno profuso”, in un’annata complicata assai, qualche minima considerazione può essere tratta. Con il coach toscano saranno, dall’estate 2010, ben sei i tecnici che si saranno alternati, in sole quattro stagioni sulla panchina della Beneamata! I numeri non dicono tutto, ma molto, considerando, poi, che nelle sei precedenti, la tendenza era completamente opposta: solo due (Mancini e Mourinho), peraltro nella fase più vincente dell’era Moratti2, iniziata nel 1995.

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Un tumultuoso avvicendarsi, in corrispondenza del declino dei protagonisti di un ciclo forse irripetibile e del tentativo, complicato e per ora fallito, di ricostruzione. Il tutto con la sensazione di una Società, che alle prese con un ridimensionamento economico per i noti motivi (difficoltà della Saras,fair-play finanziario), mostra limiti operativi e di programmazione, che, di tutta evidenza, sono ricaduti solo ed unicamente sugli eredi (usurpatori?) del Vate di Setubal.

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Facendo un breve excursus, il primo della lista, Rafa Benitez, arriva nell’estate del 2010. Il suo è un compito complicatissimo, quello della gestione della squadra del Triplete, che diventerà in breve tempo quasi impossibile. Uno spogliatoio “tumultuoso”, dopo gli anni del rigore e della “sottomissione” a Mancini e Mou, un mercato inesistente (lui chiede Mascherano e Kuyt… gli propineranno due “pallide speranzielle” quali Coutinho e Biabiany) unito ad un astio verso il suo predecessore, sedimentato nelle stagioni in Premier, ben colto dall’ambiente, costituiscono una miscela esplosiva. Vince supercoppa italiana, mondiale per club e supera la fase a gironi della Champions fra alti e bassi (cosa peraltro non nuova per l’Inter), ma la sconfitta in supercoppa europea, gli affanni in campionato, i tanti infortuni muscolari ed i rapporti difficili con i “mammasantissima” dello spogliatoio, ne decretano l’esonero a fine anno. La tifoseria nerazzurra, in particolare quella del Web sempre molto composta (“sudaticcio”, “panzone”, “l’asciugamano ficcatelo nel…”, queste sono solo alcune delle più gentili espressione delle Malebolge nerazzurre dei social network), esulta garrula e felice.

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L’usurpatore NumberOne è stato giustiziato! A completare la stagione, Moratti in persona (cosa non frequente nel corso della sua Presidenza) sceglie di persona il suo successore nella persona di Leonardo, ex-rossonero (la cosa solletica il Presidente). Leonardo riaccende entusiasmi con il suo calcio “toda joia”, peraltro tatticamente abbastanza elementare e scriteriato. Porta la squadra al secondo posto e dopo una rovinosa caduta in Champions conclude la stagione con la conquista della Coppa Italia. Viene riconfermato a furor di popolo, ma poche settimane prima del ritiro pre-campionato, lascia per andare a fare il D.T. al Paris St. Germain, che con le sconfinate finanze degli sceicchi, si appresta a creare un’armata “invincibile”. E’un disastro per la Beneamata! Inizia un’affannosa ricerca del nuovo tecnico: tanti vengono contattati, tanti rifiuteranno per arrivare alla quinta/sesta scelta, quel Giampiero Gasperini, dai trascorsi a Crotone e Genova (sponda Grifone), che – lo si intuisce subito — Moratti subisce quasi infastidito, se non irritato. La campagna acquisti è ambigua, e per una squadra, che aveva già dato segni di cedimenti strutturali, è il peggio che ci si possa aspettare. Per settimane Gasp crede che Sneijder sarà il grande sacrificato e che Eto’o (giocatore per lui cardine) rimarrà… ed infatti alla fine si ritroverà il “twitterino” orange in rosa, con il camerunense ceduto ai russi dell’Anzhi. L’avventura di Gasperini si risolve in una brevissima, rovinosa, epica agonia. Dalla finale di supercoppa italiana persa a Pechino contro il Milan solo sconfitte ed un pareggio. Cacciato a settembre con ignominia! Il quarto della lista è Ranieri, grande rivale nella leggendaria annata del Triplete alla guida della Roma, “beccato” sovente da Mou nelle sue debordanti conferenze-stampe. Accolto con moderato (!) entusiasmo, inizia bene; la squadra si riprende, ma dall’inizio del 2012 implode inesorabilmente. Fuori dalle Coppe, in caduta libera in campionato, con “le glorie”, logore ed intoccabili ed i nuovi dal rendimento complessivo non strepitoso. La sensazione è che l’annata ormai è andata; dall’estate, a bocce ferme, si dovrà per forza “svoltare”…in tutti i sensi. Ma, fra lo stupore, generale Moratti a poche giornate dal termine silura il tecnico romano. Il web nerazzurro pigola, esultante! “Fettina di carne”, “Il vecchiaccio infame”, un altro usurpatore è stato trionfalmente giustiziato! Nel frattempo, la Primavera domina in campionato e vince la Next Generations Series (una sorta di Champions giovanile), guidata da un giovane tecnico, strappato alle giovanili della Roma, dove aveva ben operato: Andrea Stramaccioni.

Stramaccioni

Tra lo stupore di tutti, Moratti lo proietta in prima squadra; per molti una soluzione-ponte in vista della prossima stagione, il classico “traghettatore”. Il campionato vede l’Inter al sesto posto finale: “L’astro nascente”della panca, qualche dubbio lo suscita nelle poche partite da allenatore, soprattutto in una fase difensiva a tratti imbarazzante. Moratti lo conferma: sarà il cardine del nuovo progetto, che dovrebbe amalgamare “i veterani” (inamovibili) sopravvissuti con i nuovi arrivati e qualche giovane di belle speranze della Primavera, che Stramaccioni ben conosce. Il resto è cronaca di una stagione che per la Beneamata sarà una delle peggiori della sua Storia, conclusa con un “devastante” nono posto, che preclude la partecipazione alle Coppe Europee per la prossima stagione. E Stramaccioni? …Vive un malinconico declino…”astro calante”, progressivamente abbandonato da tutti (ovvio)…”astro precipitante”, massacrato da un web, famelico nell’azzannare l’infelice preda. Ora tocca a Mazzarri, allenatore dall’ottimo curriculum e dalla forte personalità, sperando che sia lui “l’uomo della svolta”, di una ricostruzione finalmente positiva e tanto agognata. Intanto “il panzone” conclude la stagione al Chelsea con la conquista dell’Europa League, mentre il “vecchiaccio” porta il Monaco alla promozione in Ligue1.

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Ben poco interessa il tutto alla tifoseria nerazzurra, occupatissima ad organizzare, esultante, “l’ennesimo funerale sportivo dello “scemo della panchina”, in attesa di osannare l’ennesimo “genio della lampada”, stanco rituale che si perpetua da tre anni… in malinconica e trepida attesa di un improbabile (inesistente?) Godot.

 

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